Ilmaltobirraio

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martedì 2 febbraio 2016

Il Maltobirrofilo



Chi è il Maltobirrofilo? Andiamo a scoprirlo…Il variegato mondo del collezionismo riserva, anche alla birra un grande interesse. Dagli oggetti più umili, quali le etichette e le sottocoppe, si arriva persino a raccogliere quadri e oggetti preziosi inerenti la nostra bionda bevanda. Ricordiamoci che il collezionista, però, non è attratto indispensabilmente dal valore di uno o l’altro oggetto, bensì dalla bellezza o dalla stravaganza di ciò che riesce a trovare. I settori di ricerca del “Birrofilo” sono quindi numerosi. Ogni giorno, fanno visita alle fabbriche di birra, richieste di etichette, tappi a corona, sottocoppe, barattoli e così via. Esistono organizzazioni attive che si muovono in questo senso, operando con entusiasmo ammirevole, una su tutte, il club degli “Amici della Birra”, diffusosi in tutta Italia sempre presente ad ogni manifestazione birraia. Nel campo delle etichette, alcuni collezionisti ne contano centinaia di migliaia. Pare che di sottocoppe, o più spesso chiamati sottobicchieri, un certo Leo Pisker ne possegga circa 110.000, tutte diverse l’una dall’altra. Per i tappi a corona, c’è una corsa alla rarità delle “prove stampa”, a volte introvabili come i francobolli. Poi ci sono ovviamente anche le chiavi apri bottiglia, di infinite varietà e materiali: lamiera, ottone, rame, legno, argento e addirittura oro. Anche i barattoli o le lattine, chiaramente fanno la loro parte, in quantità e varietà non indifferenti, ma il collezionismo classico birraio, si rivolge principalmente ai boccali: di legno, di ceramica, porcellana, stagno, argento, avorio e oro. Si estende anche ai manifesti pubblicitari, come quelli affascinanti d’inizio secolo in stile liberty, o le pregiate stampe inglesi, per arrivare addirittura a veri e propri quadri di numerosi artisti, facenti parte per dipiù della scuola tedesca e fiamminga.

Prima abbiamo citato i francobolli, come confronto di rarità; ebbene, esiste anche una filatelia riguardante l’arte birraia, esemplari raffiguranti Jacobsen, Pasteur e molti altri luminari, che nella storia hanno contribuito allo sviluppo scientifico della birra; oppure raffiguranti le varie materie prime o le fasi di fabbricazione, oltre a moltissimi che riportanto splendidi boccali di birra.

Un po’ ovunque, nel mondo stanno sorgendo musei, che raccolgono cimeli di impianti e attrezzi birrari dei tempi passati, rendendo possibile, in alcuni casi, la ricostruzione di intere sale di cottura e imbottigliamento, con macchinari diversi. Ricchissimo è il campo anche della bibliografia birraia. Migliaia sono infatti i volumi scritti sulla birra: ricordiamo fra i primi quello di Martin Schook, del 1661, Liber de Cervisia, scritto in latino con cui l’autore diffuse l’arte di produrre la birra. Infine ricordiamo la scripofilia: ovvero l’arte di collezionare vecchi certificati azionari e obbligazionari, singolare passione che permette di rivisitare la storia delle fabbriche di birra, o talvolta di certificarne l’effettiva esistenza di alcune, essendone sparita ogni traccia.

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