Continuiamo il
nostro viaggio andando ad esaminare le materie prime indispensabili per
produrre la nostra amata Birra.
Iniziamo con
l’Acqua. Si fa presto a dire acqua, ma non è così semplice come sembra, niente di spaventoso ma... Come per il nostro corpo, anche della birra
essa costituisce un elemento preponderante della sua costituzione finale.
Grazie alle piogge , l’acqua si distribuisce sul globo terrestre e penetra nel
terreno, apportando alla vegetazione la necessaria umidità, e accumulandosi
nelle falde acquifere che alimentano le sorgenti o i pozzi. Buona parte di essa
però, defluisce dalla montagna verso i mari, andando a formare così fiumi e
laghi. L’acqua superficiale, normalmente, è ricca di microrganismi e di
sostanze organiche, quindi non adatta alla fabbricazione della birra, per il
quale si consiglia, ovviamente, un acqua pura e indispensabilmente potabile. Attraversando
gli strati terrestri, l’acqua piovana, ricca di anidride carbonica, scioglie i sali
minerali e si arricchisce di carbonati di calcio e di magnesio, che donerebbero
alla birra un sapore meno morbido, poiché la loro alcalinità, ridurrebbe gli
acidi organici apportati dal malto. Ma i minerali della terra, donano all’acqua
anche altri sali minerali, quali solfati e cloruri, che apporterebbero invece
alla birra una migliore qualità in termini di sapore. Nel caso dei carbonati,
possiamo parlare di “durezza temporanea”, poiché questi sono facilmente
eliminabili grazie alla bollitura, cristallizzandosi sulla superficie del
recipiente. Semplicemente lavandoci le mani con acqua e sapone, possiamo rilevare
la quantità di carbonati presente all’interno di essa: se il sapone stenta ad
essere risciacquato, lasciando la pelle delle mani morbida per “lungo” tempo,
allora c’è una scarsa quantità di carbonati; al contrario la ricchezza di essi
rende la pelle più ruvida, poiché la loro presenza fa scivolare via il sapone
molto velocemente.
Poi esiste
la “durezza permanente”, cioè quei sali minerali che invece resistono disciolti
nell’acqua anche a temperature di ebollizione, i quali raramente, però, vanno a
modificare il sapore ed il corpo della bevanda prodotta. Quindi, l’acqua da
usare per la produzione della birra dev’essere in sostanza povera di carbonati,
eliminabili facilmente con la bollitura; processo che a livello industriale
diventerebbe elevato in quanto a costi. Per eliminare anche gli altri Sali,
anche se non dannosi per la riuscita di un buon risultato, invece, si può
ricorrere a scambiatori ionici o all’osmosi inversa. Quest’ultima, è un sistema
di filtrazione sotto alta pressione attraverso una finissima membrana, che
trattiene le molecole di sali. Diffusi sono ormai i depuratori ad osmosi
inversa usati anche nell’ambiente casalingo che permettono di trasformare l’acqua
del rubinetto in “acqua da bere”. (Io personalmente, ho questo tipo di
depuratore in casa da anni, e lo consiglio vivamente, sia per bere, che per
cucinare e ovviamente per produrre la birra.) Attenzione, volutamente non ho
usato il termine acqua potabile, perché, per legge l’acqua che fuori esce dai nostri
rubinetti deve essere potabile, ma spesso risulta essere piena di cloro,
sostanza dannosa per il corpo umano e dannosa anche per la birra, in quanto
porterebbe ad ostruire la fermentazione, vanificando tutte le fatiche
precedenti.
Se invece si
volesse arricchire l’acqua di durezza permananente, si potrebbe aggiungere sia
il “gesso per birrai” o solfato di calcio, sia il cloruro di calcio, due sali che
possiedono i requisiti per essere usati in campo alimentare, la cui purezza
deve essere conforme alle norme stabilite dalla Farmacopea ufficiale italiana. Il
solfato di calcio permette di ottenere birre più secche, mentre il cloruro di
calcio, birre più morbide di aroma.
L’acqua “giusta”
è sicuramente un fattore importante per un buon risultato nella produzione
della birra, ma di secondo ordine rispetto alla qualità delle altre materie
prime e, in special modo, alla tecnica adottata, volta a preservare la birra da
negative influenze di fattori esterni, quali ossigeno e microrganismi estranei
al lievito di coltura. A livello casalingo, dunque, non danniamoci l’anima per
colpa dell’acqua, se non avete la possibilità di effettuare un trattamento
specifico, è sufficiente far bollire quella del rubinetto per una mezz’ora, e
poi travasarla prima dell’impiego. O per andare sul sicuro, potete acquistare
una “buona” acqua, tranquillamente tra le bottiglie del supermercato, ma mi
raccomando, date sempre una piccola occhiata alle etichette.
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