Dopo aver
approfondito una ad una, le materie prime necessarie per la produzione della
birra, andiamo ad esaminare anche le varie tipologie degli ingredienti. Per chi
già si è cimentato nella produzione birraia, o per chi magari lo farà in
futuro, sicuramente avrà provato a mescolare più tipi di malto. Un po’ come una
pozione magica, ognuno può aggiungere o diminuire a piacimento le dosi di un
tipo di malto piuttosto che di un altro, per trovare la “propria” formula in
base ad ogni tipo di palato.
Per una
giusta germogliazione si controlla sia lo sviluppo delle radichette, che si
formano alla base del chicco, sia lo sviluppo della “piumetta”, che avviene
sotto la scorza del chicco. Questa deve raggiungere per il malto chiaro da una
metà ai 2/3 della lunghezza del chicco, per il malto scuro da 2/3 a un intero.
Per non far perdere troppa sostanza al cereale, si deve evitare che la piumetta
fuoriesca dalla cariosside, finendo per formare quelli che in gergo si chiamano
“ussari”. Durante la germogliazione si può far salire la temperatura fino a
18/20°C, evitando temperature più alte, che potrebbero conferire al malto e poi
alla birra un aroma meno fine. Il chicco di malto ha raggiunto il giusto grado
di “disgregazione” quando, piegato sull’unghia, non si spezza più, e quando il
suo corpo farinoso, spalmato sull’unghia, assume l’aspetto del gesso. A questo
punto viene denominato “malto verde”, e deve essere essiccato per interrompere
la germogliazione, poiché a questo punto il contenuto del chicco si è già
sufficientemente disgregato: è stato cioè reso solubile in acqua grazie agli
enzimi che l’embrione ha prodotto. Questi enzimi poi continueranno in sala
cottura la loro opera, che viene denominata “saccarificazione” e che consiste
nel fatto che tutte le sostanze amidacee vengono trasformate in zuccheri,
anch’essi solubili in acqua. Questi rappresentano la parte più importante del
mosto. Gli enzimi sono sensibili al calore, specialmente se il contenuto di
umidità è elevato. Perciò per ottenere un buon malto, è indispensabile
procedere ad un essiccamento molto prudente, a temperature intorno ai 30-40°C
durante le prime 12ore, in forno ben areato, per poi salire durante le
successive 12-18ore a temperature intorno ai 60-70°C. Infine si essicca per
altre 6-12ore a 80°C, temperatura alla quale in ambiente secco gli enzimi non
vengono indeboliti, e alla quale la colorazione del malto rimane ancora molto
chiara. In questo modo si ha la produzione del malto chiaro tipo Pilsen.
Se si vuole
ottenere invece un malto per birre scure, la temperatura finale dovrà essere
elevata, a valori tanto più alti quanto maggiore si vorrà che sia la
colorazione della birra. Oltre i 110°C si ottengono però malti che conferiscono
alla birra un sapore di bruciato che è bene evitare. Il malto essiccato, chiaro
o scuro che sia, si lascia poi raffreddare per procedere subito
all’eliminazione delle radichette, che darebbero alla birra un sapore meno fine
e che ne danneggerebbero, al contempo, la schiuma. Per la loro eliminazione si
lavora energicamente il malto con mezzi meccanici, o con le mani per piccole
quantità, setacciando poi le radichette attraverso un vaglio adeguato, dalla
maglia appena più piccola del chicco del cereale. Il malto a questo punto può
dirsi stabilizzato permettendo la conservazione a secco anche per molti mesi.
Il malto
colorante serve per aumentare la colorazione della birra e si aggiunge in
proporzioni del 2-3% , calcolate sul cereale totale impiegato, secondo la
colorazione che si vuole ottenere. Si ottiene dal malto chiaro, ancora ricco di
enzimi: lo si mette a bagno per cinque o sei ore, con mezzo litro d’acqua per
chilo di malto, rivoltandolo di tanto in tanto. Si può anche procedere con del
malto verde, ma le radichette bruciate conferiscono al malto colorante un sapore
di bruciato più accentuato. Il malto così inumidito viene prima portato a 70°C e
tenuto a questa temperatura per un ora, al fine di ottenere una certa
saccarificazione del contenuto del chicco. Poi si porta lentamente la
temperatura a 200°C e si controlla la colorazione dimezzando un chicco: il
corpo farinoso dovrà raggiungere un leggero color ambrato, ma non deve
diventare nero, poiché donerebbe decisamente un aroma di bruciato, anche se questo
tipo di malto colorante, senza attività enzimatiche e senza estratti
fermentabili, viene usato per la produzione delle Stout.
Esiste anche
un malto chiamato Caramello o Cristal e lo si produce prendendo del malto ricco di
proteine e invece di essiccarlo lo si porta a 65°C immerso in acqua per due
ore. A questa temperatura gli zuccheri divengono caramello e si arricchiscono
di maltodestrine. Solo a questo punto si essicca a 80°C per il caramello chiaro o a 120°C per quello più scuro. Impartisce alla birra
finita un tipico gusto di noce. Un consiglio è, però, di non usarne più del 30%
rispetto ai malti chiari. Il Chocolate invece
è un malto molto proteico essiccato fino a 230°C dal sapore molto piacevole e caratteristico.
A questo
punto lo spazio rimane solo per la fantasia in rispetto dei propri gusti e di
ciascun palato. Le mescolanze, le dosi e le percentuali sono una variabile
infinita a cui tutti potrebbero trovare la giusta collocazione sensoriale, ed
ognuno potrà sperimentare la “pozione magica” più gradita.
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